Ogni anno i nuovi investimenti nelle industrie nel farmaco producono nuove soluzioni che migliorano la vita di tutti, o quantomeno mitigano disturbi e malattie. Parallelamente, il fatturato dell’industria farmaceutica continua a crescere a livello mondiale, e anzi, in Italia – perlomeno nel 2017 – questo comparto è l’unico ad avere fatturato più dopo che prima della crisi economica. Il settore farmaceutico italiano è infatti in salute, soprattutto guardando all’export: solo la Germania, infatti, esporta più medicine dell’Italia.
Un caso particolare per gli head hunter farmaceutici: l’informatore scientifico del farmaco
All’interno dell’universo della ricerca del personale per il settore della farmaceutica l’informatore medico scientifico rappresenta un caso a sé stante, il quale dunque richiede un approccio diverso da parte degli head hunter farmaceutici. In primo luogo, va sottolineato che questi professionisti rappresentano il principale trait d’union tra l’industria e i pazienti, ancor prima del medico curante. Ne consegue che il ruolo dell’informatore medico scientifico non è solamente quello di informare i medici dei nuovi farmaci, ma anche quello di restituire i feedback provienti da chi utilizza – prescrive – quotidianamente i prodotti. E questo vale sia per i nuovi farmaci peculiari, sia per i farmaci da banco.
L’obiettivo dell’informatore medico scientifico è quello di informare i medici circa le caratteristiche, l’efficacia, la composizione, le controindicazioni, la posologia e i metodi di impiego di farmaci nuovi o abituali. Visto dall’alto, quindi, il suo ruolo è quello di aggiornare la classe medica, la quale viene in questo modo messa nella condizione di fare tutto il possibile per curare i propri pazienti, impiegando nel modo più efficace i più efficienti farmaci. In uno scenario in cui il progresso è continuo, il colloquio tra informatore e medico risulta spesso cruciale.
Ne consegue dunque – come peraltro ha lasciato intendere la Suprema Corte di Cassazione in diverse sentenze, quali per esempio la n. 13027 del 23.10.2001 – che quella dell’informatore medico scientifico è da ritenersi non una professione commerciale, quanto invece una professione intellettuale (pur non essendo protetta da albi professionali).
Alle abilità commerciali devono dunque essere unite delle competenze scientifiche tutt’altro che comuni. Si parla infatti di chimica, di tecnologie farmaceutiche, di scienze biologiche e di medicina. Non a caso, la Legge italiana prescrive che, per accedere a tale posizione, è necessaria una laurea in chimica, in medicina, in tecnologie farmaceutiche, in farmacia, in veterinaria o in scienze biologiche. Indispensabile, inoltre, una perfetta conoscenza del mercato e della concorrenza, nonché una capacità di relazionarsi in modo efficace con il personale medico.
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